Da qualche anno, in considerazione della frequenza di alcune malattie genetiche ereditarie, è invalso l’uso di valutarne alcune sullo stesso campione che viene utilizzato per l’esame dei cromosomi.
La villocentesi genetica, con studio del DNA, consiste nell’effettuare nel feto, oltre all’esame del cariotipo tradizionale o molecolare, anche uno screening genetico multiplo, diretto alla diagnosi delle gravi malattie genetiche più frequenti nella popolazione Italiana, quali:
- Fibrosi cistica
- Sindrome del cromosoma X Fragile (ritardo mentale)
- Sordità congenita
- Distrofia muscolare di Duchenne-Becker
- Diverse altre malattie genetiche
Queste malattie possono essere trasmesse da genitori portatori sani, totalmente inconsapevoli di esserlo. In tal modo la maggior parte delle persone pensa di non correre rischi, mentre purtroppo i difetti genetici sono molto più comuni di quanto si creda.
Si può inoltre effettuare la diagnosi prenatale per la presenza di una specifica malattia genetica familiare, segnalandolo al momento della prenotazione e ribadendolo in sede di consulenza.
Il tempo necessario per la diagnosi è di circa 5-7 giorni, o 48 ore nei casi di procedura d’urgenza.
Qualora fosse necessario o in caso di richiesta della paziente (familiarità o sospetto ecografico), il nostro Centro è attrezzato per eseguire altri test genetici per lo screening o la diagnosi di centinaia di malattie genetiche, utilizzando il DNA ottenuto dallo stesso liquido amniotico, senza la necessità di effettuare un nuovo prelievo.
In caso non si desiderasse effettuare tutti gli esami, ma solo uno o più di questi, la paziente può comunicare la sua scelta al ginecologo che eseguirà l’ecografia preliminare all’amniocentesi (il costo verrà computato in relazione agli esami scelti).
Inoltre, il nostro Centro offre (inclusa nel prezzo) la possibilità di ottenere una risposta rapida sulle aneuploidie cromosomiche più comuni (cromosomi 13, 18, 21, X e Y), per sindrome di Down, Edwards, Patau, sesso e anomalie cromosomiche del sesso, mediante una tecnica molecolare avanzata di amplificazione genica (PCR), completamente automatizzata, conosciuta come Quantitative Fluorescent – Polimerase Chain Reaction (QF-PCR), che consente di ottenere i risultati in sole 24/48 ore. Le suddetta procedura molecolare non è soggetta al rischio di insuccesso della coltura delle cellule amniotiche.
In caso di necessità diagnostica, la villocentesi Genetica può essere integrata dalla diagnostica prenatale molecolare infettivologica, che consiste nell’effettuare la ricerca con tecniche molecolari della presenza del genoma di agenti infettivi (es. Citomegalovirus, Herpes simplex, Varicella Zooster, Rubeovirus, HIV, Toxoplasma gondii, Parvovirus). Il vantaggio del ricorso alla tecnica molecolare (Polimerase Chain Reaction – PCR) risiede nel fatto che si ricerca direttamente il genoma, ossia la forma replicativa, dell’agente infettivo, superando i metodi tradizionali indiretti che esprimevano la produzione anticorpale fetale (IgM). Tali metodi infatti risultano molto imprecisi poiché dipendono molto dalla variabile maturità del sistema immunitario a sua volta legato all’età gestazionale. Il tempo necessario per la diagnosi è di circa 2-3 giorni.
La nuova villocentesi genetica comprende:
- Cariotipo tradizionale (con risultati entro 48-72h, per la tecnica diretta, o entro circa 15gg per il metodo della coltura)
- Oppure, cariotipo molecolare madiante tecnica Array-CGH (con risultati su tutti i cromosomi entro 2-3 giorni)
- Risposta rapida entro 24/48 ore mediante QF-PCR (cromosomi 13, 18, 21, X e Y)(solo con cariotipo tradizionale)
- Screening di oltre 100 sindromi cromosomiche o genetiche submicroscopiche (solo con cariotipo molecolare)
- Ricerca con tecniche molecolari di agenti infettivi, con risposta entro 2-3 giorni (se indicata)
- Screening per fibrosi cistica (gene CFTR)
- Screening per ritardo mentale o sindrome dell’X fragile (gene FRAXA)
- Screening per sordità congenita/ereditaria (Gene GJB1 o CX26)
- Screening per distrofia muscolare di Duchenne/Becker (gene Distrofina)
- Altre malattie genetiche (su richiesta)
- Ricerca di specifiche mutazioni per qualsiasi malattia genetica (su richiesta e previa approvazione del centro)
Screening per fibrosi cistica
La fibrosi cistica (FC) è una grave malattia ereditaria che colpisce alla nascita 1 bambino su 2500. La FC rappresenta la malattia più diffusa nel nostro Paese e in Europa; in Italia vengono diagnosticati circa 200 nuovi casi di FC l’anno.
Nei pazienti affetti da FC, le secrezioni (cioè i liquidi biologici come il muco, il sudore, la saliva lo sperma, i succhi gastrici) sono molto più dense e viscose del normale. I problemi più gravi sono a carico dei polmoni, dove il muco estremamente denso può causare problemi respiratori e infezioni. Sebbene il decorso e la prognosi della fibrosi cistica sono notevolmente migliorati negli ultimi decenni, allo stato attuale la guarigione non è possibile e la durata media della vita è comunque ancora ridotta rispetto a quella della popolazione generale.
La FC è una malattia che si trasmette con modalità autosomica recessiva, determinata da alterazioni del DNA, chiamate “mutazioni”, che insorgono in entrambe le copie del gene CFTR (Cystic Fibrosis Transmembrane Regulator). Negli soggetti malati, entrambe le copie del gene sono alterate. Gli individui che possiedono una sola copia del gene alterato e una normale sono invece privi di ogni sintomo, ma sono portatori sani e avranno una probabilità del 25% di avere figli affetti da FC. In Italia, la frequenza dei portatori della malattia è di circa 1 su 25, cioè sono circa 3 milioni le persone che, a loro insaputa, possono trasmettere il gene mutato ai loro figli.
Oggi, attraverso un test genetico (studio del DNA), è possibile eseguire sul liquido amniotico o sui villi coriali la ricerca delle mutazioni più frequenti che causano la FC (screening 34 o 48 mutazioni), che nel complesso permette di identificare circa l’85% dei casi di FC nella nostra popolazione. Se l’analisi molecolare dovesse riscontrare una mutazione, permane comunque un rischio residuo di circa 1 su 500 che il feto sia affetto da FC, per la presenza di un’altra mutazione più rara. In questi casi, i pazienti verranno contattati dal genetista del centro che, in sede di consulenza, illustrerà il significato di tale esito e suggerirà un test di approfondimento di 2˚ livello, che prevede l’analisi di mutazione dell’intero gene, con conseguente ricerca di tutte le mutazioni sinora conosciute.
Screening per sindrome dell’X fragile (ritardo mentale)
La sindrome di Martin-Bell o del cromosoma X fragile è la forma più comune di ritardo mentale dopo la sindrome di Down, in quanto interessa 1:4000 maschi e 1:6000 femmine. Una donna su 150-400 (a seconda della popolazione dei riferimento) è portatrice sana di questa malattia.
L’ X-Fragile è una malattia ereditaria causata dall’alterazione di un gene (FMR1) localizzato nel cromosoma X, e colpisce molto più frequentemente i maschi rispetto alle femmine, dato che queste ultime possiedono 2 copie del cromosoma X. Lo sviluppo mentale delle persone affette da tale malattia è molto vario. Alcune mostrano capacità cognitive quasi normali, altre un lieve ritardo mentale, altre ancora un ritardo mentale più grave.
È noto che nella maggior parte dei casi di X-Fragile, l’alterazione responsabile della sindrome è l’espansione, attraverso le generazioni, di un tratto di DNA del gene FMR1, costituito da una sequenza ripetuta di tre basi nucleotidiche (CGG). Mentre nelle persone normali queste basi sono ripetute in un numero variabile da 5 a 58 volte, nelle persone malate sono invece ripetute più di 200 volte. Questa espansione provoca il mancato funzionamento del gene FMR1, e si chiama mutazione completa.
Quasi tutti i maschi con la mutazione completa presentano i sintomi della malattia, mentre circa la metà delle femmine presentano ritardo mentale di grado variabile (da lieve a grave) e tratti fisici caratteristici.
Alcune persone possiedono un numero di ripetizioni intermedie all’interno del gene FMR1 (da 59 a 200) che non provocano alcun effetto. Questa alterazione intermedia è detta “pre-mutazione”, e gli individui che la possiedono sono portatori sani, perché nelle generazioni successive le ripetizioni possono aumentare causando la mutazione completa.
Ricorrendo al test genetico prenatale, su DNA estratto da amniociti o villi coriali, è oggi possibile definire il numero di triplette ripetute CGG e quindi accertare se nel feto sia avvenuta un’espansione a mutazione completa e, di conseguenza, se questo sia affetto da X-Fragile.
Screening per distrofia muscolare di Duchenne/Becker
La distrofia muscolare di Duchenne (DMD) è una malattia genetica degenerativa delle fibre muscolari, che provoca una progressiva perdita di forza muscolare, con riduzione delle abilità motorie.
La DMD è determinata da alterazioni di un gene localizzato nel cromosoma X, che contiene le informazioni per la produzione di una proteina chiamata distrofina. Le mutazioni, possono essere di vario tipo e comprendono sia delezioni (le più frequenti), sia sostituzioni nucleotidiche, ma tutte hanno come effetto quello di causare l’assenza totale della proteina. Altre mutazioni nello stesso gene, ma che non causano l’assenza totale della distrofina, sono responsabili di una forma molto più benigna di distrofia, la Distrofia Muscolare di Becker (DMB).
Come tutte le malattie a legate al cromosoma X, la DMD si manifesta solo nei maschi (che hanno un solo cromosoma X), mentre le femmine, a parte alcune eccezioni, sono portatrici sane (perché possiedono un altro cromosoma X, oltre a quello mutato, che può compensarne le funzioni). L’incidenza alla nascita dei maschi affetti è di 1 su 3000-3500.
L’analisi molecolare prenatale del gene della distrofina permette di ricercare nel DNA fetale la presenza delle mutazioni (delezioni) più frequenti del gene, che nel loro complesso sono causa di circa l’80% dei casi di DMD nella popolazione Italiana.
Screening per sordità congenita
La sordità congenita è una malattia molto comune che colpisce, nella popolazione italiana, circa 6 milioni di persone. Ha una frequenza di circa 1/1000 nati e nel 60% dei casi si tratta di forme di sordità ereditaria.
Esistono molte forme di sordità ereditaria con diverse modalità di trasmissione: autosomica recessiva in circa il 75% dei casi; autosomica dominante in circa il 20%; legata al cromosoma X in circa il 5%; mitocondriale in meno dell’1%.
Il gene connessina 26 (Cx26, indicato anche con la sigla GJB2), è il responsabile di circa l’80% dei casi di sordità autosomica recessiva (nell’area del bacino del Mediterraneo addirittura del 90% dei casi).
L’analisi molecolare prenatale del gene CX26 permette di ricercare nel DNA fetale la presenza delle mutazioni più frequenti che causano la malattia. Ad oggi sono state identificate ben 90 mutazioni del gene CX26. Se dall’esame dovesse risultare la presenza di una mutazione, i pazienti verranno contattati dal genetista del centro che, in sede di consulenza, illustrerà il significato di tale esito e suggerirà un test di approfondimento di 2˚ livello, che prevede l’analisi di mutazione dell’intero gene, con conseguente ricerca di tutte le mutazioni sinora descritte.